martedì 26 luglio 2016

Dicono di Nix (41)

Che a cinque anni dalla pubblicazione (e a 3 dalla chiusura della casa editrice) Nix riesca ancora a far parlare di sé è praticamente un miracolo, ragion per cui condivido con grande gioia l'interessantissima opinione di un lettore anobiano che fatto sul mio romanzino tante considerazioni interessanti:



Scritto da una ventenne (o poco più) per suggellare la sua esperienza liceale, Nix è un romanzo per molti aspetti spiazzante. I personaggi descritti – tutti o quasi tra i diciotto e i diciannove anni – spendono il loro tempo tra soporifere riunioni studentesche, risibili illusioni “rivoluzionarie”, affannose preparazioni alle verifiche, travagliatissime gite scolastiche ed esperienze erotico-sentimentali più o meno gratificanti. Fin qui niente di particolarmente originale. E’ la narrazione del protagonista – Nicodemo, Nix per gli amici – a trasformare pian piano ciò che nei primi capitoli somiglia sinistramente ad una sceneggiatura di fiction (tanto da indurmi a pensare più di una volta “chi me l’ha fatto fare?”) in un compiuto testo letterario.

Ci si comincia a interrogare proprio sul quel nome singolare, Nicodemo. Che c’entra il personaggio biblico, immortalato da Caravaggio in un suo sublime dipinto nell’atto di deporre dalla croce la salma del Cristo, con l’adolescente “fico” e disincantato che si accinge a sostenere l’esame di stato? Entrambi, in effetti, hanno un atteggiamento nei confronti dell’altro, di chi è in difficoltà, che potremmo definire pietoso (nel senso alto del termine). Nix – malgrado il nomignolo che richiama un totale distacco dalle passioni umane – in verità, dietro commenti taglienti e talvolta fin troppo ironici, cerca sempre di venire in aiuto di chi chiede conforto o semplice considerazione (vedi la professoressa Galbiati, la enigmatica ragazza di McEwan, gli amici di sempre Ottilia e Ermanno). Mentalmente è tutto tranne che un adolescente. Troppo riflessivo per la sua giovane età, troppo consapevole della futilità di certe idee e di certi comportamenti dei suoi coetanei, vede il mondo da una prospettiva opposta rispetto a chi lo circonda. Nix è un adulto con la faccia da ragazzo, un Peter Pan alla rovescia, un “intellettuale alienato” che di notte sogna catastrofi a ripetizione e da sveglio, mentre abbraccia la sua invidiatissima Giulia, si augura di non essere annientato da un meteorite. Nix riassume in sé tutte le contraddizioni di una mente razionale e al tempo stesso immaginifica. Per questo, anche se possiede il dono terribile – direi diabolico – della profezia, non vede un futuro chiaro per se stesso (non sa neanche a quale corso di laurea si iscriverà). E’ alla continua ricerca del significato dell’esistenza, ma dubita molto che ve ne sia qualcuno. In questo è molto leopardiano.
L’autrice dichiara, come detto, di aver scritto il romanzo a vent’anni. Anche lei, evidentemente, non era un’adolescente. L’augurio che le faccio è che lo diventi un po’ col passare del tempo. E naturalmente che continui a scrivere.
(M.M., 58 anni)

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